Il nome, l’economia, i personaggi

Ultima modifica 5 dicembre 2017

Il pergolato e la quercia
Secondo antiche e un po’ fantasiose interpretazioni il nome Berchidda deriverebbe dal sumero er-chidda che significa “trattenere il pianto”, a indicare che il territorio era abitato da gente coraggiosa che non piangeva mai; per altri il termine potrebbe risalire all’assiro beri, “sorgente”; o addirittura al tedesco berg, “montagna”. Più attendibile l’ipotesi di un legame col latino pergula, che farebbe riferimento alla coltivazione della vite.
Gli studiosi moderni propendono tuttavia per un’etimologia connessa al latino quercus + illa, ossia “quercia piccola”.
L’attestazione più antica del toponimo risale al XIV secolo (Rationes Decimarum), nelle forme poi abbandonate di Berquilla e Vriquilla.
 
Il latte, il vino, il sughero
L’economia di Berchidda si basa principalmente sulla pastorizia, con aziende a conduzione familiare, e sulla viticoltura, da cui si ottengono vini pregiati, tra i quali il vermentino. In questi ultimi anni sono stati impiantati anche numerosi oliveti che producono olio di ottima qualità. Altra risorsa viene dallo sfruttamento delle sugherete, cui si lega l’attività di alcuni sugherifici.
Il latte prodotto viene lavorato solo in parte in loco da caseifici privati; il resto confluisce in grandi aziende regionali.
Hanno poi raggiunto una discreta notorietà prodotti tipici quali dolci, liquori, miele, marmellate, insaccati, carni, pasta fresca. Particolarmente attivi sono gli artigiani che lavorano il legno, il ferro, l’alluminio e il sughero.
Importanti passi sono stati fatti in questi ultimi decenni per quanto concerne l’accoglienza. Nella pineta alle spalle del paese è sorta una struttura ricettiva su un panorama mozzafiato.
All’ingresso del paese lo spazio nato per allestire la mostra mercato. degli ovini è diventato un ampio camping che ospita, nel mese di agosto, i numerosi appassionati di jazz. Da ricordare il nuovo campo sportivo, dal prato sempre curato, dotato di ottima illuminazione, di pista per atletica e attiguo campo da tennis. Ospita le squadre del campionato nel quale milita il Berchidda, ma viene utilizzato anche per allenamenti ed esibizioni di società importanti come Olbia, Torres e a volte Cagliari.
È nato anche un piccolo teatro che si affaccia sulla piazza principale; sulla stessa è situata la biblioteca comunale dotata di moderne attrezzature e spazi per i piccoli lettori, e in continua crescita per quanto riguarda il patrimonio librario, già ricchissimo.
Da segnalare il Centro polifunzionale Laber per lo spettacolo e le arti visive, musicali e performative. Per gli anziani, provenienti anche da altri centri, è attiva la casa Maria Bambina, di proprietà della parrocchia: una struttura moderna, luminosa, accogliente, confortevole.
Dalla poesia sarda al jazz
Francesco Alvaro Mannu fu un improvvisatore vissuto a cavallo tra Seicento e Settecento (1680-1745): conosciuto come su cantadore de Berchidda, era celebre in buona parte dell’isola. Di lui parla, oltre la Cronaca dell’Ottocento, lo studioso Giovanni Spano, che ne riporta i versi nella sua raccolta di canzoni popolari sarde. Il resto della produzione è tramandata per via orale. La sua attività principale era quella di girare di paese in paese confrontandosi in rima con altri improvvisatori durante le feste e i banchetti. Ne nascevano gare di abilità dialettica che permettevano a Franziscalvaru di primeggiare per l’originalità dei temi, gli accenti pungenti e ancor di più per la sua satira che colpiva chi non gli andava a genio con toni spesso infamanti.
La figura di Pietro Casu, nota per l’attività che svolse nella prima metà del XX secolo, rappresenta il simbolo della cultura berchiddese. Nato nel 1878 da famiglia modesta e numerosa, fu avviato agli studi teologici; divenne sacerdote nel 1901 e dal 1912 fu parroco di Berchidda, dove trascorse il resto della vita. Fu studioso poliedrico e si dedicò con passione all’oratoria sacra nella quale raggiunse notevole fama; rimane una raccolta delle sue Preigas, in sonante logudorese. Tra le sue molteplici attività quella di narratore: il più famoso dei suoi romanzi è Notte Sarda che, pubblicato nel 1910, fu tradotto anche in tedesco. Grazia Deledda lo definì «un profondo conoscitore dell’anima dei suoi compaesani». Tradusse in sardo la Divina Commedia e I Sepolcri di Ugo Foscolo. Note e cantate ancora oggi in tutta l’isola le Pastorali. Contemporaneamente si dedicò alla stesura del Vocabolario in logudorese, costituito da più di 35.000 voci, che donò alla Regione Sarda perché ne curasse la pubblicazione: il suo desiderio si è realizzato nel 2002. Grazie alla grande passione per la lingua sarda entrò tra l’altro in contatto, e collaborò attivamente, col glottologo tedesco Max Leopold Wagner. Fu anche autore di poesie in lingua sarda, che gli fruttarono tra l’altro, nel 1950, un premio intitolato alla Deledda. Morì a Berchidda il 20 gennaio 1954, giorno della festività del patrono San Sebastiano. A lui è intitolato il premio di poesia che si svolge a Berchidda in questa ricorrenza.
Giangiorgio Casu, nato nel 1899 da una famiglia di proprietari terrieri, partecipò come volontario, a soli 18 anni, alla prima guerra mondiale. Al ritorno in Sardegna, ripresi gli studi, si dedicò all’organizzazione di gruppi di ex combattenti e contribuì alla fondazione del Partito Sardo d’Azione. Dal 1946 al 1948 fu consultore del Commissario Pinna, impegnato nella riorganizzazione amministrativa ed economica della Sardegna del dopoguerra. Nominato assessore all’Agricoltura nella prima giunta regionale (1949), poté mettere a frutto l’esperienza che aveva maturato nel settore. Il collega Efisio Corrias ne seppe apprezzare «il silenzioso coraggio nell’affrontare ogni situazione e nel portare sempre la sua parola serena e rispettosa, ma anche permeata di una salda decisione maturata nella vita vissuta nella sua Berchidda». Avviò la sperimentazione delle foraggere autunno- invernali, che prevedevano la semina a ottobre di una miscela di avena, veccia nera e trifoglio; durante l’inverno continuava il pascolo, mentre a marzo iniziava il periodo di rispetto fino a maggio, quando si falciava un ottimo foraggio. Nel campo dell’aratura introdusse l’uso delle polche, sistema per un migliore convogliamento delle acque di irrigazione. Fu consigliere regionale per sedici anni; due volte assessore all’Agricoltura; quindi presidente della relativa Commissione consiliare. Si distinse per equilibrio, competenza tecnica, correttezza morale. È scomparso nel 1992, a 93 anni.
Nato nel 1961, Paolo Fresu iniziò lo studio della tromba a 11 anni, nella banda del paese; frequentò poi il Conservatorio a Cagliari dove si diplomò nel 1984, anno in cui venne premiato come nuovo talento del jazz italiano. Da quel momento non si è più fermato, mietendo un successo dopo l’altro e collaborando con artisti e musicisti di tutto il mondo. È rimasto sempre un trombettista, ma la sua attività abbraccia anche altri campi. Interviene a dibattiti e convegni nazionali e internazionali e si dedica alla scrittura: nel 2009 ha dato alle stampe la storia della sua vita, Musica dentro. Sempre orgoglioso delle sue radici, ha dichiarato: «È la campagna di Berchidda ad avermi forgiato, ancor prima della musica. La sua lingua ad avermi suggerito valori e tradizioni che solo successivamente ho potuto traslare in suoni e in emozioni». Nel 1988 ha fondato il festival “Time in Jazz”, di cui è direttore artistico, il più famoso tra i festival che si svolgono in Sardegna e grazie al quale il nome di Berchidda è conosciuto nel mondo.
Il paese si è sempre distinto anche in campo letterario. Attualmente riscuotono importanti consensi Antonietta Langiu, Gabriella Orgolesu e Antonio Rossi.


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