Piccola antologia

Ultima modifica 5 dicembre 2017

Giorgia
C’è tra le nostre montagne un’altura che si chiama Giolzia, e c’è su quell’altura l’impronta di una pagina di storia: i resti di una roccaforte che risale al periodo medioevale. Perché questo nome? I documenti medioevali ci hanno tramandato notizie a volte incerte, ma sempre interessanti, su una figura femminile che rompeva i canoni classici, assumendo via via fisionomia di una vera e propria donna di stato, imprenditrice, guerriera. Si tratta di Giorgia, ossia Giolzia, nome – tra l’altro – assai diffuso nelle genealogie giudicali, e che compare nelle cronache tra X e XI secolo, alla nascita dei giudicati. Era una principessa, sorella di Comita, primo giudice di Torres. Il Condaghe di San Gavino, il racconto della fondazione della basilica turritana, riporta su di lei notizie che trovano riscontro nella tradizione popolare del Logudoro e nelle leggende, fondate tuttavia, con grande probabilità, su concrete basi storiche: «Una forte femina, qui issa curriat mandras et recogliat sas dadas et icusta fetit sa Corte de sa villa de Ardu et fetit su casteddu de Ardar, et fetit ad Santa Maria de Ardar… et standu malaydu cussu iudike Comida, donna Iorgia, sorre sua, fetit guerra ad iudighe Baldu de Gallura tantu qui lu vinsit in campu et vatussitilu tentu a su diti iudighe de Gallura in fina ad su casteddu de Ardar».
Una principessa, dunque, che si occupò dei beni della famiglia, persino nelle mansioni più umili, come il controllo e la cura delle greggi, che affidò a pastori esperti che conducevano il bestiame in pascoli diversi, a seconda delle stagioni. A primavera fissava il tempo della tosatura e la lana, depositata nei magazzini dei villaggi, veniva poi consegnata alle donne, espertissime nella filatura e nelle tessitura. Si interessava personalmente della raccolta dei gettiti fiscali del regno; utilizzava i proventi per modernizzare le strutture civili, abbellendo e rafforzando edifici pubblici come la chiesa di Santa Maria del Regno e il castello ad Ardara. Si distinse anche in azioni militari che la videro guidare le truppe logudoresi contro quelle galluresi; catturato Ubaldo, il condottiero di Gallura, lo condusse prigioniero ad Ardara. Secondo la leggenda amava spostarsi cavalcando abilmente per tutto il territorio; alle spalle di Berchidda edificò la fortezza di cui rimangono le tracce e dalla quale si controlla tutta la pianura dominata, in lontananza, dal Monte Acuto.


La Cronaca di Berchidda
Si tratta di un prezioso documento, 166 pagine di grande formato sulle quali un erudito della seconda metà dell’Ottocento, probabilmente l’amministratore dei beni parrocchiali Santinu Fresu Casu, fece il resoconto delle origini e dei fatti più importanti della vita del paese. Accanto a notizie che hanno validità storica trovano spazio altre a sfondo leggendario. Più precise le osservazioni sui fatti della metà dell’Ottocento. Il racconto è scritto in uno schietto linguaggio logudorese, nella variante berchiddese, del quale non si conoscono altri esempi narrativi di questa portata. È stata pubblicata da Giuseppe Meloni nel volume Vita quotidiana a Berchidda tra ’700 e ’800. Trascrizione e commento di una cronaca logudorese inedita, Sassari, 2004.
Piazza del Popolo
Dal 1995 si pubblica a Berchidda un bimestrale di cultura e informazione. Tutta la produzione (oltre 100 numeri) può essere consultata nel sito www.quiberchidda.it.


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